ASSEMBLEA QUADRI E DELEGATI 14 SETTEMBRE 2018 – RINNOVO CONTRATTO EDILE

VI PROPONIAMO LA RELAZIONE INTRODUTTIVA AI LAVORI DEL NOSTRO SEGRETARIO GENERALE GIOANNI MATTA

 

 

Hotel Holiday Inn  – Cagliari 14 Settembre 2018

 Relazione Introduttiva  per le Segreterie Regionali Feneal – Filca e Fillea a cura di Giovanni Matta

Cari delegati, cari colleghi,

l’appuntamento odierno s’inquadra in un contesto d’iniziative che in queste ore, ed in questi giorni, si stanno svolgendo nei diversi territori della penisola e che si concluderanno il 4 Ottobre, a Roma, quando si terrà l’Assemblea degli Organismi nazionali di Feneal, Filca e Fillea.

Il tema del giorno afferisce al contratto nazionale dell’edilizia, industria e cooperazione, il cui rinnovo è intervenuto lo scorso mese di Luglio a Roma, il 18 per l’esattezza, dopo una lunga ed estenuante trattativa protrattasi per ben due anni, e dopo diverse  fasi di mobilitazione e  essere ricorsi allo sciopero per ben due volte.

In questo momento mi corre l’obbligo di ringraziare il sindacato nazionale unitamente a tutta la delegazione trattante, per come ha saputo, e voluto, perseguire con tenacia l’obbiettivo di portare a casa il rinnovo contrattuale. Così come voglio ringraziare e ancora una volta sottolineare l’impegno costante di tutti i delegati e militanti sardi che mai hanno fatto mancare il loro sostegno durante le diverse mobilitazioni e iniziative portate avanti in questi anni. E’ grazie a questo sostegno che oggi possiamo incassare l’avvio di una nuova stagione contrattuale ed una nuova fase di relazioni sindacali.

Senza voler indulgere all’enfasi, che pure l’obbiettivo raggiunto meriterebbe, voglio sottolineare con forza che il risultato conseguito non era affatto scontato e ciò lo rende ancor più prezioso ed importante.

Intanto perché esso arriva in un momento non facile per l’intero settore, in un contesto tormentato da troppe contraddizioni e difficoltà, con una controparte spesso condizionata da un’ eccessiva frammentazione a da dissidi interni e, all’epilogo di una crisi che in dieci anni ha bruciato oltre 800mila posti di lavoro, 30mila solo in Sardegna, e di cui oggi ne conosciamo la faccia più dura.

Purtroppo la contrazione della spesa pubblica come anche il blocco degli investimenti privati, a causa della crisi, ha determinato un crollo del sistema produttivo edile spaventoso.

Da tempo il Sindacato delle Costruzioni, questo Sindacato, ribadisce che occorre rilanciare il settore ed occorre farlo subito, attraverso politiche virtuose che da un lato favorisco una trasparente gestione delle risorse pubbliche e nel contempo sostengano e favoriscano gli investimenti privati.

Anche per queste ragioni, non ci stancheremo mai di ripeterlo, occorre trovare un comune sentire, dentro il sindacato in primo luogo, ma in modo particolare con le controparti, per provare a dare vita ad un modello di comportamenti, come anche di indirizzo, per dare gambe ad un vero e proprio sistema dell’edilizia.

Alla partenza del confronto, era la fine 2016, la volontà manifesta era quella di un unico contratto omogeneo per tutti, che parlasse la stessa lingua e coltivasse le stesse finalità, retributive come anche normative.

Purtroppo i distinguo che ancora permangono, le diffidenze reciproche, la volontà di curare il proprio ambito di rappresentanza, la voglia ossessiva di voler apparire a tutti i costi, oggi ancor più manifesta dopo la sigla dell’intesa, vedasi il comportamento delle Associazioni Artigiane, hanno impedito un’ efficace convergenza, ritardando il nascere di un vero, moderno, sistema produttivo dell’edilizia. Eppure di questo c’è bisogno se vogliamo incidere in modo profondo all’interno dell’attuale contesto sociale, sempre più orientato alla divisione e dove il particulare sovrasta l’interesse generale.

A tal proposito cogliamo l’occasione per lanciare un appello, anche da questo consesso, affinché la politica sarda onori l’impegno, più volte assunto, di dare alla Sardegna una nuova disciplina urbanistica e di governo del territorio.

Sappiamo che il 18 Settembre, fra pochi giorni quindi, inizia in Consiglio il dibattito per licenziare una legge in tal senso.

Chiediamo che ciò si faccia in fretta, affrancando il dibattito su questo tema, da questioni meramente ideologiche e si venga subito al merito della questione.

E’ il lavoro che c’ interessa e sopratutto il suo rilancio.   Perché in Sardegna è la vera emergenza ed anche attraverso questa nuova legge si possono creare i presupposti per rilanciare il settore.

Gli ultimi nove anni hanno provocato uno sconquasso, riportando il sistema produttivo sardo indietro di diversi decenni e i cui valori attuali non sono dissimili da quelli riscontrabili agli inizi degli anni 60.

Da una verifica sugli ultimi dati forniti dalle Casse Edili si evince che tutto il settore arranca in una fase di particolare difficoltà evidenziata da un’ ulteriore riduzione degli occupati di 1250 unità nel corso dell’ultimo anno ed un calo delle ore lavorate del 6% rispetto all’anno scorso.

Ancor più esplicito appare il dato sulle ore lavorate mediamente dal singolo lavoratore di poco superiori alle 850 annue ed il cui valore appare in costante diminuzione, e che portano a realizzare un salario medio annuale che non arriva ai 10mila euro.

Un vero disastro sul piano sociale che è causa di un progressivo impoverimento delle famiglie sarde.

Sono calati gli investimenti, è crollato il monte salari, mentre la capacità di produrre ricchezza (Pil) del settore Edile Regionale ha subito una flessione del 50% passando dal 11% al 5%.

Il mercato delle Opere Pubbliche, a dispetto dei tanti soloni che sovente dissertano di economia sulle pagine dei quotidiani e annunciano l’imminente avvio di lavori, fa fatica a ritrovare il trend positivo e nonostante un’apprezzabile disponibilità di risorse, poche opere riescono a guadagnare il nastro di partenza, e, allorquando questo accade i lavori si interrompono com’è accaduto alla diga di Monti Nieddu, piuttosto che a quelli sulla SS 125, a quelli sulla Sassari/Olbia, a quelli sulla SS 195.

Una condizione, giova ricordare che questi dati di fatto vanno in contraddizione con la condizione più generale del sistema Sardegna . Anche i più recenti istituti di ricerca, Tagliacarne su tutti, mette in luce che la nostra Regione presenta un deficit pauroso sul versante delle infrastrutture. Fatto 100 il valore medio nazionale la nostra realtà si ferma a 48. Se poi scandagliamo meglio i dati sui diversi sistemi infrastrutturali ci accorgiamo che se i valori sardi che più si avvicinano al dato medio nazionale sono quelli inerenti i porti e gli aeroporti mentre registriamo una distanza siderale per quanto attiene le infrastrutture viarie, quelle ferroviarie, le infrastrutture di tipo sociale ect.

La nostra provincia meglio attrezzata si attesta  a Cagliari, esprime un indice di 68 ma rispetto a Trento la provincia meglio strutturata con indice 220, la distanza è abissale. Se la raffrontiamo a Nuoro poi il divario è molto più marcato.

Da ultimo voglio evidenziare il contesto generale in cui si dibatte il settore. Non appaia esagerato se affermo che siamo in presenza oggi di una profonda destrutturazione del lavoro edile. E quando affermo ciò non voglio denunciare solo il ricorso al lavoro nero, un bubbone che non si riesce ad estirpare e che interessa il 25% dei lavoratori sardi, che resta il dramma nel dramma, quanto invece richiamare l’attenzione sull’evasione dal contratto edile e sopratutto l’elusione dal contratto.

Intanto con il massiccio ricorso al contratto dei servizi che è divenuto lo strumento concorrente a quello edile.

Ma è diventata pure una costante il ricorso nello stesso cantiere a più contratti.

Lungo i cantieri della Sassari/Olbia nello stesso ambito di lavoro abbiamo riscontrato ben 5 contratti. Oltre quello edile, quello dei metalmeccanici, quello dei servizi, quello dei trasporti, quello dell’agricoltura. Un bailamme che ha reso difficile la gestione dello stesso cantiere come anche la tutela e la sicurezza dei lavoratori. Tutti contratti generalmente meno onerosi del contratto storico, che ha scandito le vicende del mondo edile, a cui sovente fanno ricorso le imprese nel tentativo di aumentare il loro margine di guadagno.

Tutto ciò rimanda, non vi è alcun dubbio in merito, al complicato e, sopratutto,tribolato mercato degli appalti. Il non aver superato il meccanismo del massimo ribasso diviene purtroppo nei momenti complicati, come lo è l’attuale, un vero e proprio gioco al massacro dove a pagare è certamente la qualità dell’opera realizzata, i tempi di realizzazione, e sopratutto la tutela del lavoro e di riflesso quella del lavoratore.

Per queste ragioni, ribadisco il ragionamento, che era importante conseguire l’obbiettivo di portare a casa il contratto, ed era necessario definire nella fase di rinnovo i temi che sono stati fissati il 18 Luglio.

Nel momento del varo della piattaforma per il rinnovo del contratto tutti ci siamo detti che era importante recuperare protagonismo dentro il sistema dell’edilizia, attraverso una nuova stagione di tutele dei diritti, rilanciando intanto la bilateralità, e, per mezzo di questa la sicurezza, la formazione dei lavoratori, la qualità del lavoro.

A nostro sommesso avviso ci pare di poter affermare che il recente rinnovo, come tutti gli altri del resto, costituisce l’avvio della svolta, il punto d’inizio per costruire una nuova stagione della bilateralità più aderente al tempo presente ma coerente con le motivazioni che hanno originato la nascita di tale esperienza.

Il principio su cui fondare questa nuova stagione è quello di razionalizzare la presenza degli EE.BB. e in modo specifico la loro strutturazione e presenza nel territorio.

In tempi non sospetti, ed ormai è passato qualche anno, in Sardegna Feneal, Filca e Fillea Regionali, preoccupate per la deriva che stava assumendo l’attività delle Casse Edili (ben 6 per una platea di lavoratori che sfiora a malapena le 22mila unità lavorative), avanzarono la proposta di avviare una fase di razionalizzazione dentro un graduale processo di omogeneizzazione delle stesse finalizzato a realizzare un unico sistema regionale, così da consentire a questi Istituti Contrattuali di ritrovare la loro missione, ciè quella di dare prestazioni ai lavoratori.

Purtroppo i malpancisti e i malmostosi, sempre in prima linea a difendere il “proprio orticello di guerra”, non tardarono a tirar fuori la loro ritrosia al cambiamento, che oggi finalmente, invece, diviene possibile proprio grazie al nuovo modello contrattuale scaturito dal rinnovo del Luglio scorso.

Resta semmai il rimpianto che un modello di bilateralità che era alla nostra portata verrà realizzato attraverso un percorso di razionalizzazione forzato. Ma tant’è. L’importante ora, nel divenire del nuovo soggetto, costruire i corridoi giusti per arrivare in tempi rapidi ad una soluzione che ridia prestigio e nuovo protagonismo alle Casse Edili.

Stessa cosa dicasi per le scuole ed i CPT, che nel nuovo contratto ed attraverso esso, trovano una nuova stagione di protagonismo. Intanto perché bisogna rilanciare la formazione.

Il rilancio del lavoro edile passa innanzi tutto dal ripristino di strumenti che valorizzino e tutelino la professionalità dei lavoratori. In Sardegna siamo in presenza di due fenomeni ed allo stesso tempo preoccupanti. da un lato il progressivo invecchiamento della forza con una percentuale di giovani che entrano nel settore inferiore al 10% e che raramente decidono di proseguire la loro esperienza dopo qualche anno di permanenza. A loro, a questi giovani, occorre, tramite le Scuole Edili, tarare un progetto adeguato di formazione che consenta di arricchire il bagaglio professionale e quindi le competenze, che, ovviamente, devono essere retribuite in modo congruo.

La seconda questione, che dovrà essere presto risolta, riguarda l’inquadramento professionale delle maestranze. Da una lettura, pure affrettata, dei dati elaborati nelle nostre Casse Edili si evince che oltre il 50% dei lavoratori sardi è inquadrato nel 1° livello, cioè quello più basso. Questa situazione oltre evidenziare un settore privo di professionalità segnala, qualora c’è ne fosse bisogno, la volontà pervicace delle imprese di risparmiare ancora una volta sul lavoro e a danno dei lavoratori. Questa dimensione del modello produttivo postula non solo una forte iniziativa sindacale per ripristinare la verità nel sistema retributivo ma anche un’azione coordinata per restituire la giusta professionalità a chi in questo settore ha deciso di costruire la propria storia personale.

Rilanciare le Scuole quindi e costituire il Formedil Regionale sono la cifra del nuovo impegno che attraverso il nuovo contratto ciascuno di noi è chiamato a svolgere.

Sempre sul fronte della bilateralità appare sempre più convincente il processo di riordino dei CPT, il loro accorpamento con le Scuole Edili, e più specificatamente, un ritrovato ed efficiente protagonismo degli RLST per garantire sempre più sicurezza nei luoghi di lavoro. Abbiamo già ottenuto preziosi risultati tant’è che in termini percentuali i valori di protezione sono notevolmente migliorati, e attraverso il contratto recentemente sottoscritto, coltiviamo l’ambizione di migliorare ulteriormente le nostre performance. Tutto rimanda alla capacità di protagonismo che il mondo sindacale e quello delle imprese riuscirà ad esprimere per conseguire tali obbiettivi.

Ma il nuovo contratto scaturito dall’intesa di Luglio apre un nuovo importante fronte sul versante del welfare.

La costituzione del Fondo Sanitario Nazionale, l’incremento del contributo Prevedi, la trasformazione del Fondo Lavori Usuranti in Fondo Prepensionamenti raddoppiando l’aliquota, fissano la volontà di Feneal, Filca e Fillea di realizzare nell’immediato futuro un nuovo modello di protezione sociale per il lavoratore edile. Appare ormai incontrovertibile che il sistema di protezione classico che abbiamo conosciuto nel corso degli anni per quanto attiene la tutela sanitaria come quella previdenziale, anche a causa di una legislazione che ne ha modificato durante il decennio ultimo i cardini originari, risulta sempre più parziale.

Com’è importante in tal senso il Fondo incentivo all’occupazione, finalizzato ad incentivare l’occupazione giovanile.

Per queste ragioni, il sindacato degli Edili nel corso del tempo ha realizzato attraverso la bilateralità, un modello di welfare, capace di assolvere ad alcune incombenze storicamente assolte dal sistema pubblico ed oggi non più espletate dallo stesso.

Per questo la bilateralità e la mutualità che contraddistingue l’azione delle Casse Edili è destinata a recuperare sul fronte del welfare nuovi spazi di tutela.

Vi è poi un tema di trasparenza corretta e integrale applicazione delle regole.

Abbiamo già detto del lavoro nero, dell’elusione ed evasione delle regole, sovente a scapito del lavoratore.

Specie sul fronte dell’elusione appare importante l’adozione dell’F24. Tale orientamento trova conforto nella necessità di attuare strumenti che contrastino l’irregolarità determinante dal ricorso alle sottodichiarazioni.

Ho lasciato da ultimo l’accenno al contenuto salariale, che voglio rimarcarlo, risulta in linea, come valori, con il contenuto di altri contratti sottoscritti nel corso dell’ultimo anno. 55 euro sul parametro 100 da rimodulare seguendo i diversi profili professionali. Non è tanto ma certamente è questo un valore che, a differenza di altri contratti, è immediatamente esigibile

Esso risente e beneficia degli indicativi posti dall’intesa sottoscritta tra Cgil, Cisl e Uil e Confindustria recentemente, la quale mira a porre ordine del delicato ambito delle relazioni sindacali che nel periodo precedente l’intesa, risultavano notevolmente ingarbugliate.

Certo il mondo del lavoro sardo presenta un differenziale retributivo piuttosto marcato rispetto al resto del mondo del lavoro nazionale, frutto in particolare di una assenza più che decennale di mancati rinnovi degli integrativi territoriali, che nei fatti ha causato una perdita secca in termini di minori introiti per il lavoratore.

Questa distanza, appare pleonastico ribadirlo, va decisamente ben consci che l’atteggiamento delle controparti non sarà certo di disponibilità ed apertura. Non vi è alcun dubbio che i risultati sinora conseguiti vedono responsabilità anche nostre, ma, è anche vero, e i fatti lo dimostrano, che in questi anni della crisi le relazioni sindacali sono risultate residuali.

Per questo occorrerà che nell’immediato futuro, a prescindere dalla data del Luglio 19, limite indicato dal nuovo contratto per avviare le nuove trattative, tutti insieme ritroviamo quella necessaria capacità di protagonismo per dare anche mondo del lavoro edile sardo, condizioni di dignità e di equità.

Del resto questa è la funzione del sindacato nel territorio e a questa missione vogliamo attenerci, come nella tradizione del Sindacato degli Edili, è la contrattazione continua ad essere il miglior strumento per dare risposte concrete ed efficaci.

 

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